Troviamo in Baccile la sensazione di una divinità panica – presenza intuita e sospesa nella valutazione della sua razionalità, ma in alcuni momenti cercata “sin sotto le pietre”, pur non credendovi. E troviamo dubbi e domande sull’esistenza, forti come “grandine che saltella e percuote il cervello”. Forse soltanto un nuovo respiro generazionale, forse soltanto l’essere ad altri nutrimento “di latte e d’anima” potrà sciogliere la tensione, l’ira contro se stesso e contro il mondo, e condurre a riaprirsi – o ad aprirsi per la prima volta? – a ciò che è altro da sé.
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Duplicità della natura umana, capace di violenze e dolcezze – come duplice era il volto di Giano. Ma se le porte del suo tempio erano chiuse in tempo di pace, e aperte in guerra perché il dio potesse accompagnare le armate di Roma, quando è in guerra col mondo “l’uomo in se stesso si serra / solo nella calma si apre”. Ed è un Baccile quasi sempre chiuso quello di queste poesie, spesso drammaticamente violente verso “questa vita / così spoglia” e consapevoli del “gorgo” che può afferrarci.
Pagine | 232 |
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ISBN | 978-8888909158 |
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