Giuseppe Bodi, dopo un richiamo alle cause geopolitiche, ricostruisce i complessi meccanismi dell’intelligence degli Stati coinvolti nel conflitto. Numerosi i riferimenti alle principali operazioni ed ai personaggi che le hanno condotte. La trattazione include l’irredentismo, la propaganda, gli interventi di “agenzie private”, il ruolo del Vaticano, della diplomazia, di politici e militari. Le fonti utilizzate sono, principalmente, scritti di personaggi che hanno vissuto in prima persona gli eventi bellici del primo conflitto mondiale con ruoli e funzioni primarie.
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Un’analisi, anche correlata da giudizi e interpretazioni personali, che cerca di dare un pacato giudizio su aspetti poco conosciuti e studiati dai non addetti ai lavori.
Nel contesto di un’Italia caratterizzata da debolezza economica e militare strutturale, instabilità sociale, corruzione, con un Giolitti triplicista, agitazioni irredentiste ben viste da Vittorio Emanuele III e da parte del Parlamento, militari consci di avere a disposizione mezzi limitati e scarsa capacità offensiva, i mezzi impiegati dal Servizio Informazioni nel periodo in esame erano, in prevalenza, quelli incentrati sull’uomo: il militare, il patriota, l’irredentista, il confidente, l’agente, l’informatore, la spia.
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